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AMEENA

Ameena ha poco più di 20 anni. È arrivata in Italia quando ne aveva 7 e da allora ha studiato e vissuto qui. Un grave incidente accadutole da bambina le ha lasciato qualche cicatrice sul corpo, ma niente con cui non sia ormai abituata a convivere. Una cicatrice l’ha nascosta con un piccolo tattoo, e questo ha scatenato le ire della madre, che ancora glielo rinfaccia.

Si è diplomata all’Istituto Tecnico Commerciale, con ottimi voti, parla perfettamente italiano, ama uscire con gli amici, le piace la musica e adora ballare.

È ribelle Ameena, non ama le imposizioni e sogna un giorno di viaggiare per il mondo. È l’immagine della solarità, e il suo sorriso conquista sempre tutti. Da qualche tempo ha anche conosciuto un ragazzo, anche lui pakistano e in Italia da sempre. Hanno tantissime cose in comune, e iniziano a scriversi e qualche volta a vedersi di nascosto.

Di nascosto, sì, perché la famiglia di Ameena è fortemente osservante. La mamma in particolare è molto rigida, e come richiede la tradizione, le ha già organizzato il matrimonio in Pakistan con un uomo molto più grande di lei, quindi non tollera che Ameena frequenti altre persone, soprattutto se non fanno parte della loro stessa comunità.

E così, subito dopo l’esame di maturità, Ameena si ritrova su un aereo diretto in Pakistan con la madre, il padre e il fratello. In famiglia sono talmente entusiasti per questo fidanzamento combinato, che la mamma qualche giorno prima della partenza l’ha portata a fare compere: vestiti nuovi, accessori, persino qualche oggetto di bigiotteria, altrimenti severamente vietata. Tutto per farla apparire, agli occhi del futuro marito, ancora più bella di quanto non sia già.

È solo sull’aereo che Ameena realizza veramente quello che sta succedendo. Si end conto di trovarsi in una strada senza via di uscita. Durante il volo inizia allora a utilizzare l’unica arma che conosce per uscire da una situazione che non ha scelto: la fantasia. Si immedesima in un’attrice alle prese con il provino più importante della propria vita. Immagina le frasi da dire, i vestiti da indossare, persino il modo in cui tenere le mani. E intanto sogna. Sogna il suo lieto fine: la sua libertà.

E proprio grazie alla sua creatività, riesce a far saltare il matrimonio: si presenta alla festa di fidanzamento con un abito nero e i capelli arruffati. Scende dalle scale della casa di famiglia scalza, in silenzio. E così guardandola c’è chi la crede pazza, e chi crede che abbia mancato di rispetto alla famiglia e al suo futuro marito, che ora non vuole più saperne di sposarla, e subito dichiara annullata la promessa di matrimonio.

Chi reagisce peggio, però, è proprio sua madre: è inferocita dal disonore che Ameena ha fatto ricadere sulla famiglia, quindi la mette alle strette e riesce a costringerla a raccontarle dell’amore segreto che ha in Italia.

È uno scandalo che la madre non può tollerare e da cui vuole tenere a riparo la famiglia. Per questo la costringe in tutta fretta ad un matrimonio riparatore con il ragazzo frequentato in Italia, matrimonio che viene repentinamente celebrato a distanza.

Non l’accompagnano neanche all’aeroporto. Le fanno solo la valigia e sulla porta di casa le ultime parole che sua madre le rivolge sono “finalmente ci liberiamo di te e della tua ribellione che ci ha portato solo vergogna; ora sarai solo un problema di tuo marito”.

E così Ameena torna in Italia, credendo in fondo di aver vinto una grande battaglia.

Inizia così la sua vita di giovane moglie: un po’ per caso e un po’ per amore. All’inizio è tutto bellissimo, loro passano tantissimo tempo insieme. Ma un po’ alla volta, lui comincia a farle notare che il suo modo di vestire all’occidentale, i suoi capelli sempre sciolti, le sue amicizie anche maschili, non sono proprio consone per una moglie pakistana.

Dapprima glielo fa solo notare. Poi comincia a pretendere che raccolga i capelli, e usi sempre meno trucco. Poi un giorno i suoi jeans spariscono dal suo armadio. E così anche quella maglietta bianca con la scritta “Freedom” e le paillettes.

E se inizialmente le offese sono solo quando lei non obbedisce, ben presto diventano sempre più frequenti e pesanti, diventano insulti, fino a trasformarsi improvvisamente in schiaffi, pugni, e nell’imposizione di rapporti sessuali violenti.

Proprio a seguito di uno di questi, Ameena rimane in cinta. Ma quando lei glielo dice, lui reagisce violentemente: le dice che non crede che il bambino sia suo, perché lei è troppo libertina, troppo emancipata. Non è degna di essere sua moglie, le dice, non si merita niente, lei è solo fonte di vergogna per tutti quelli che le stanno intorno. La offende pesantemente, e poi comincia a prenderla a sberle e poi la colpisce alla testa, alla schiena e alla pancia. È in quel momento che Ameena perde il bambino.

E perde anche ogni speranza. Non sogna più, non sorride più.

È sola e pensa che per lei non ci sia più futuro.

Un pomeriggio approfittando dell’assenza di suo marito esce di casa, per godersi qualche minuto di libertà, e si dirige a piedi fino al centro della città, dove è in corso una grande manifestazione. Si confonde tra la folla ma i suoi lunghi ricci neri e gli occhi così grandi pieni di lacrime non passano inosservati.

C’è una poliziotta di servizio, una ragazza giovane e particolarmente sensibile. Nota i lividi sul viso e sulle braccia della ragazza e con tutta la delicatezza di cui è capace, la avvicina.

Ameena inizialmente è restia, non si fida e non vuole raccontarle nulla, e si chiude nel suo silenzio. Ma la poliziotta non si arrende. Capisce che la situazione è grave e che quella ragazza va aiutata.

Si siede con lei sul marciapiede, le uniche due anime in silenzio in mezzo a tutto quel rumore. Le porge una bottiglietta d’acqua e nel gesto le loro mani si sfiorano, creando un contatto umano che Ameena non provava più da tanto tempo.

E allora scoppia a piangere e abbassa ogni difesa: come un fiume in piena le racconta tutta la sua storia.

La poliziotta con dolcezza e pazienza la convince a rivolgersi ad un’Associazione che si occupa di violenza contro le donne, per farsi aiutare in un percorso psicologico e di vita. E per la prima volta in vita sua, Ameena abbandona ogni ribellione e si lascia accompagnare alla sede di questa Associazione, dove trova persone che finalmente possono capirla, e sostenerla: ci sarà chi si prenderà davvero cura di lei, adesso, qualcuno che le ha trasmesso un calore che non aveva mai avuto, nemmeno da chi invece avrebbe dovuto amarla: la sua famiglia, suo marito.

La aiuteranno a trovare ospitalità dalle suore della città, e finalmente anche un lavoro, che la renderà davvero libera e padrona della sua vita.